La frequente invadenza dell'adulto rischia di non fornire al bambino lo spazio, il tempo, le occasioni, la possibilità di sperimentare e di ricercare sue ed originali ipotesi ed opportunità adeguate al risolvere problemi, la possibilità di sperimentare anche gli errori ed il loro superamento. Il consenso dell'adulto produce immediatamente un positivo sentirsi gratificati; ma il desiderio di consenso del bambino che chiede di sperimentarsi senza paura di sbagliare, se non è appagato, può produrre una cieca accondiscendenza.
L'intervento educativo non deve proporre il "non lo devi fare" o "lo devi fare", ma dovrebbe divenire l'occasione per poter valutare la possibilità di farlo o no, con l'ausilio di chi, di che cosa.
Leggere, scrivere, fare di conto, devono divenire le occasioni per il bambino per sperimentare che non si è in grado di superare immediatamente e sempre un ostacolo o risolvere un problema.
Spesso i contenuti didattici, vengono per così dire "precotti" e gli alunni vengono "imboccati"; ciò propone il rischio di una persona che si pone passivamente in una condizione di fredda ed indifferente attesa dei contenuti, per apprenderli tali e quali, e per ripeterli.
E' fondamentale fornire ai bambini opportunità culturali, competenze che li facciano orientare alla ricerca di strumenti, di possibilità per superare gli ostacoli, in modo da percepire quale successo anche il richiedere l'aiuto degli altri, trovando il successo nel saper chiedere, a chi chiedere, come chiedere, quando chiedere e nel saper attendere...
Fonte: "Le buone prassi tra il dichiarato e l'agito" di E. Bacciaglia, N. Cuomo.
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