Nonostante la difficoltà di trovare dei progetti che aiutino l’integrazione e non isolino il bambino in difficoltà, siamo riuscite a trovarne uno abbastanza interessante: “Studio e mi diverto.”
Siamo in una scuola di Varese; Il progetto consiste nel trasformare le lezioni di geografia (i capitoli relativi agli ambienti “fiume”, “lago” e “mare”) in un momento di collaborazione e utilizzo di più mezzi finalizzati alla creazione di una sorta di “visualizzazione” mentale di quanto studiato.
La classe è stata divisa in gruppi di lavoro, i quali hanno dovuto cercare materiali in Internet, e fatto disegni sui temi riguardanti il progetto. I disegni sono stati poi scannerizzati e presentati con Power Point.
La cosa che vorremmo far notare, è quello che risulta dalla valutazione della responsabile del progetto: “Ma ciò che ho trovato massimamente apprezzabile è stata la diversa relazione che si instaura nel gruppo classe. In qualche modo i ruoli consueti vengono scardinati: un buon gruppo di coloro che solitamente sono disinteressati e svogliati si è mostrato partecipe e attivo. Non solo. Mi ha stupita moltissimo veder intervenire alcuni alunni che difficilmente si esprimono se non interpellati. In particolare una bambina, che non si espone mai e risponde a monosillabi solo se chiamata in causa, davanti a una lezione di questo genere si è “sciolta” e ha progressivamente cominciato a rispondere alle domande e, con mia grande sorpresa, a porne lei e ad intervenire per condividere vissuti personali legati a posti simili a quelli visti nelle immagini. Mi sono ripetutamente chiesta cosa abbia generato in lei questo cambiamento e ho formulato qualche ipotesi: per esempio ho pensato che il fatto di non trovarsi in classe, ma in aula video, possa averla liberata dall’ansia da prestazione, non facendole percepire che anche quella era una lezione e liberandola così dal peso del giudizio dell’insegnante e dei compagni; o forse semplicemente questo nuovo stimolo più “concreto” le ha suscitato curiosità e le ha creato un maggior bisogno di comunicare qualcosa di se stessa; o forse, vedendo il proprio disegno su megaschermo, si è sentita meno inadeguata. Non ho una risposta certa, ma sono felice del risultato!”.
Come il Professor Cuomo, ci aveva accennato a lezione, l’uso del lavoro di gruppo, soprattutto in classi con la presenza di bambini in situazione di difficoltà, aiuta tantissimo l’integrazione dello stesso e non solo, come ha fatto notare l’insegnante, anche una bambina che non necessità del sostegno riesce a superare la propria difficoltà ad esprimersi nonostante la sua timidezza.
Uno dei motivi per cui, il lavoro di gruppo è importante è perché i bambini vengono spronati ad essere responsabili ed ognuno riesce a trovare il proprio posto in quella situazione.
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